Nel 1863 un giovane Edouard Manet sconvolse il mondo dell'arte con l'esposizione al salone dei rifiutati di Parigi del dipinto Colazione sull'erba. Si trattava di un'opera molto grande, due metri e otto centimetri per due metri e sessantaquattro, ovvero di dimensioni che solitamente venivano riservate ad opere religiose o mitologiche. Il soggetto, invece, riportava una scena di vita contemporanea. Una donna sullo sfondo era chinata a raccogliere frutti, mentre in primo piano due uomini vestiti di tutto punto erano seduti sull'erba di un bosco assieme ad una donna completamente nuda e con lo sguardo irriverente rivolto verso lo spettatore. I suoi erano occhi di sfida, accompagnati da un leggero sorriso smaliziato, come a voler dire a chi guarda: "E allora? Non è così che voi uomini pensate tutte le donne? Non abbiate timore ad ammetterlo. L'opera era rivoluzionaria. Manet sfidava la morale borghese e le leggi non scritte dell'arte. Perché vi racconto questa cosa? Perché mi è venuta in mente dopo aver seguito, per giorni, il dibattito sulla statua della Spigolatrice di Sapri. Premessa: non sottovaluto mai tutte le battaglie femministe, per la pari opportunità e dignità, chi mi conosce e/o mi segue sa che le ho sempre fatte mie, con fatti concreti e non solo a parole. Quando si tratta di arte, però, è secondo me utile avere angolazioni diverse. L'esempio di Manet è calzante. Egli dipingeva in una delle epoche più maschiliste che si ricordino, e utilizzava una donna nuda (apparentemente solo oggetto di uomini) per sfondare il muro dell'ipocrisia maschile.
Faceva bene o male? Aveva uno scopo, per di più era rivoluzionario nei canoni artistici. L'arte non può essere imbrigliata, anche se talvolta può lanciare messaggi provocatori. Nella statua inaugurata in questi giorni non ho visto volgarità e nemmeno offesa del corpo femminile. Ho visto una donna coraggiosa, carismatica e anche bella e sensuale nelle sue forme. E' una colpa essere anche belli e sensuali? Lo è il David, lo sono una infinità di nudi maschili e femminili nella storia dell'arte. Questa è la rappresentazione di una popolana in spontanea lotta per la libertà. Forse questo, voleva dirci l'artista nel realizzarla. Certo è che, dopo questo dibattito, in tantissimi sono andati a leggersi la vicenda risorgimentale. Quindi, al di la' del merito, un buon effetto culturale c'è stato. C'è quindi la questione del nudo nell'arte. Il nudo artistico, realizzato anche da donne su corpi maschili, non può essere imbrigliato da un pudore ipocrita. Non lo è stato in secoli lontani, perché dovrebbe esserlo oggi? Il rischio è che, nel criticare opere come questa, i critici facciano i Manet al contrario, invece di svelare l'ipocrisia ne diventano parte integrante. L'arte libera è anche dissacrante, controtendente, e talvolta nella storia ha fatto rivoluzioni.
Nel 1863 un giovane Edouard Manet sconvolse il mondo dell'arte con l'esposizione al salone dei rifiutati di Parigi del dipinto Colazione sull'erba. Si trattava di un'opera molto grande, due metri e otto centimetri per due metri e sessantaquattro, ovvero di dimensioni che solitamente venivano riservate ad opere religiose o mitologiche. Il soggetto, invece, riportava una scena di vita contemporanea. Una donna sullo sfondo era chinata a raccogliere frutti, mentre in primo piano due uomini vestiti di tutto punto erano seduti sull'erba di un bosco assieme ad una donna completamente nuda e con lo sguardo irriverente rivolto verso lo spettatore. I suoi erano occhi di sfida, accompagnati da un leggero sorriso smaliziato, come a voler dire a chi guarda: "E allora? Non è così che voi uomini pensate tutte le donne? Non abbiate timore ad ammetterlo. L'opera era rivoluzionaria. Manet sfidava la morale borghese e le leggi non scritte dell'arte. Perché vi racconto questa cosa? Perché mi è venuta in mente dopo aver seguito, per giorni, il dibattito sulla statua della Spigolatrice di Sapri. Premessa: non sottovaluto mai tutte le battaglie femministe, per la pari opportunità e dignità, chi mi conosce e/o mi segue sa che le ho sempre fatte mie, con fatti concreti e non solo a parole. Quando si tratta di arte, però, è secondo me utile avere angolazioni diverse. L'esempio di Manet è calzante. Egli dipingeva in una delle epoche più maschiliste che si ricordino, e utilizzava una donna nuda (apparentemente solo oggetto di uomini) per sfondare il muro dell'ipocrisia maschile.
Faceva bene o male? Aveva uno scopo, per di più era rivoluzionario nei canoni artistici. L'arte non può essere imbrigliata, anche se talvolta può lanciare messaggi provocatori. Nella statua inaugurata in questi giorni non ho visto volgarità e nemmeno offesa del corpo femminile. Ho visto una donna coraggiosa, carismatica e anche bella e sensuale nelle sue forme. E' una colpa essere anche belli e sensuali? Lo è il David, lo sono una infinità di nudi maschili e femminili nella storia dell'arte. Questa è la rappresentazione di una popolana in spontanea lotta per la libertà. Forse questo, voleva dirci l'artista nel realizzarla. Certo è che, dopo questo dibattito, in tantissimi sono andati a leggersi la vicenda risorgimentale. Quindi, al di la' del merito, un buon effetto culturale c'è stato. C'è quindi la questione del nudo nell'arte. Il nudo artistico, realizzato anche da donne su corpi maschili, non può essere imbrigliato da un pudore ipocrita. Non lo è stato in secoli lontani, perché dovrebbe esserlo oggi? Il rischio è che, nel criticare opere come questa, i critici facciano i Manet al contrario, invece di svelare l'ipocrisia ne diventano parte integrante. L'arte libera è anche dissacrante, controtendente, e talvolta nella storia ha fatto rivoluzioni.